Eterna Roma
Tornare a Roma dopo tanti anni è stato come vederla per la prima volta: o forse è la magia di questa città. I monumenti più iconici rimangono imponenti, certo, ma più misteriosi del solito, nonostante l'assalto del turismo di massa.
Ho ritrovato quel senso di eternità sotto la luce del quotidiano, sotto l'occhio dei nostri tempi veloci, che rende Roma gloriosa e struggente nel peso dei suoi millenni.
Dalla rovine dei Fori al trionfo del Barocco, ho attraversato serpentoni di turisti, spesso rapiti dalla bellezza, spesso distratti dallo schermo che frappongono tra loro e una città "instagrammabile", utile per l'hype.
"Quando si è presenza del Colosseo, enorme tamburo con orbite senz’occhi, si ha il sentimento del vuoto. A Roma si ha il sentimento del vuoto". Lo diceva un Giuseppe Ungaretti affascinato, come me, dalla potenza evocativa di "ruderi" leggendari.
A colmare quel vuoto, ci ha pensato il Barocco, con il suo gusto per l'eccesso e il tentativo di distorcere la realtà decadente. Si gioca con l'illusione ottica nella Chiesa di Sant'Ignazio di Loyola e ci si confonde nella vastità di Piazza Navona.
La Fontana di Trevi, tra i luoghi più visitati, è anche la meno "vista", compressa com'è da una folla straripante: in qualche scatto fugace, si riescono a notare i dettagli vegetali nascosti tra gli scogli da dove Oceano - lucente anche quando è in ombra - domina la piazza.
Roma dà le vertigini. Vertigini di bellezza eterna.
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